domenica 15 luglio 2007


Paolo Rossi sul palco di Cosmophonies con “Qui si sta come si sta”

Per info sulle prossime date del tour di Paolo Rossi

http://www.agidi.it/
Per info sul calendario di Cosmophonies al Teatro Romano di Ostia Antica
http://www.cosmophonies.com/


La rassegna internazionale “Cosmophonies” ha ospitato mercoledì 11 luglio, nel suggestivo scenario del Teatro Romano di Ostia Antica, Paolo Rossi con "Qui si sta come si sta". Spettacolo scritto e diretto dallo stesso artista, che prende il titolo da un verso de "In Italia si sta male, si sta bene anziché no", l'inedita canzone di Rino Gaetano che l’attore-cantante ha presentato lo scorso febbraio sul palco dell’Ariston a Sanremo.Due ore di spettacolo in cui Rossi, attraverso un mix di canzoni, poesie e tante storie legate al suo repertorio passato, ha parlato di come appunto “si sta bene e si sta male” nel nostro Paese. Affiancato dalla sua band, capitanata dal chitarrista e spalla comica Emanuele dell’Aquila, il comico ha alternato alle gag e alle battute un repertorio musicale jazz e blues in una sorta di happening beat pensato per ridere delle contraddizioni in cui viviamo.Irriverente e dissacrante come al suo solito, Rossi passa con grande energia dal G8 di Genova al rapporto Stato-Chiesa, senza trascurare la satira sui personaggi politici del passato e del presente. Tra i momenti più divertenti sicuramente "La lezione del bugiardo" in cui l'attore-mimo sfoggia tutta la sua bravura trascinando il pubblico in grandi risate e "Il giudizio universale" con cui conclude lo spettacolo.“In questo spettacolo- spiega lo stesso artista - cerco di raccontare storie dal basso; storie magari non reali, ma che da reali problemi nascono. Mi rifaccio ai maestri, a quelli che ho conosciuto: Dario Fo, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber… e magari a quelli che purtroppo non ho mai incontrato: Piero Ciampi, Rino Gaetano. Pesco nel repertorio laddove lontano nel tempo avevo previsto un intoppo d’oggi. Improvviso come sempre. Stavolta, però, cerco di trovare ragioni razionali per credere nell’assurdo.”

(Sara Miele)