mercoledì 25 novembre 2009

Grande successo al Teatro Italia di "“L’importante è vincere senza partecipare”



















Grande successo ieri sera al Teatro Italia del debutto della divertente, cinica e ironica commedia di Lillo Petrolo (inseparabile partner di Greg) “L’importante è vincere senza partecipare” interpretata da due esilaranti Paola Minaccioni e Barbara Folchitto, alla presenza di una nutrita schiera di amici Vip: Elena Sofia Ricci, Filippo Nigro, il maestro Gianni Mazza con Paola Lucidi, la simpatica Chiara Sani.
Federica (Barbara Folchitto) e Paola (Paola Minaccioni) sono due donne apparentemente diverse, per carattere e stile di vita, ma in realtà hanno nevrosi molto simili. Le due protagoniste hanno accettato di sottoporsi ad una nuova terapia psicoanalitica di una luminare della psicoanalisi, la professoressa Gardin..
“Ho cercato, come già faccio quando lavoro con Greg – spiega Lillo - di affrontare tematiche reali in cui tutti si possono identificare ma in modo estremamente surreale”. “È una comicità più “di situazione” che “di battuta” – aggiunge – “Credo che quando si ride per una situazione assurda in cui si trovano i protagonisti di una storia, il divertimento sia più viscerale e sanguigno. Per fare questo – conclude - è importante che gli attori in scena abbiano una certa fisicità e Paola e Barbara ne hanno da vendere!”. Da non perdere!


Info: Teatro Italia - Via Bari, 18 - Info: 06 44239286 – www.teatroitalia.info
Platea – Balconata Intero € 22 + prev. - Ridotto € 19 + prev. - Spettacoli dal martedì al sabato ore 21.00 - domenica h. 17.30 – lunedì riposo. Il 17 dicembre orario spettacoli h. 17.00 e 21.00


Ufficio Stampa spettacolo: Donatella Gimigliano per la Giglio Group
06 37351382 – 328 7310171

sabato 21 novembre 2009

“DIZIONARIO DI FATE, GNOMI, FOLLETTI (E ALTRI ESSERI FATATI)” Un vademecum per il mondo della fantasia























L’enorme successo di alcune saghe cinematografiche di origine letteraria – due, in particolare: “Il Signore degli Anelli” ed “Harry Potter” – da tempo ha rilanciato su vasta scala la curiosità e l’interesse per il mondo del fantasy, specialmente per quello di matrice nordica e celtica. Ormai il mondo magico e soprannaturale ci è diventato sempre più “familiare”, grazie non solo agli autori classici come Shakespeare e Tolkien, ma anche a quelli che in questi anni sfornano un best seller dopo l’altro, a cominciare, ovviamente, da J.K. Rowling, la “madre” del maghetto con gli occhialini neri.

A conoscere e a capire più in profondità questo mondo votato all’immaginazione e all’avventura, ci aiuta ora un bel volume da collezione, il “Dizionario di fate, gnomi, folletti (e altri esseri fatati)”, di cui è autrice Katharine Briggs, studiosa di fama internazionale (traduzione di Cecilia Casorati e Giovanni Iovane, con una nota introduttiva di Riccardo Reim, Avagliano Editore). Accompagnandosi a numerose e suggestive illustrazioni a colori, la lettura diventa un piacevole tuffo nel passato, alla scoperta delle tradizioni popolari, dei miti letterari, di tutti quei personaggi che popolano il folklore di ascendenza celtica: quel favoloso mondo magico britannico e irlandese che l’autrice conosce come le sue tasche per averlo frequentato attraverso decenni di studi.

Scorrendo il Dizionario, emerge in sottotraccia la nostalgia per un passato che dava un’importanza fondamentale alla sfera dello spirito e del soprannaturale, non ancora “sfrattata” dalle pretese assolutistiche del razionalismo illuministico e dello scientismo positivistico, che fra Sette e Ottocento avrebbero ridotto l’uomo “a una dimensione”, con esiti disastrosi per la sua ricerca della felicità. Inoltre, questo volume ci ricorda l’importanza della fantasia e dell’immaginazione nell’arte, nella poesia, nella letteratura, ma anche nella vita quotidiana, dove quel pizzico di “soprannaturale” a volte può farci fare passi da gigante e superare ostacoli e imprevisti di ogni genere. Una lettura davvero piacevole e istruttiva, grazie anche ai rimandi interni e ai passi antologici, che ci richiama al mondo delle fiabe come ad un patrimonio di valori e di esperienze che ci aiutano a crescere, a orientare le nostre scelte e a capire il mondo in cui viviamo, come spesso possiamo constatare nel cinema d’animazione, che di fiabe e di esseri fatati e soprannaturali, se ne intende benissimo.

Un’ultima osservazione, la meritano le undici pagine di Bibliografia dove compaiono anche grandi classici, da Shakespeare a Tolkien, appunto, ma anche da Lewis Carroll e Rudyard Kipling (i “papà” di Alice e Kim) alla scrittrice di libri per l’infanzia Beatrix Potter e al poeta irlandese William Butler Yeats: tutti stimoli per ulteriori ricerche e nuove, entusiasmanti avventure dello spirito.

Gianni Maritati

lunedì 16 novembre 2009

"FESTA DI NATALE": NERO WOLFE IN SCENA AL TEATRO STABILE DEL GIALLO





















































Dal 14 Novembre al 22 Dicembre è in scena al TEATRO STABILE DEL GIALLO, la commedia FESTA DI NATALE , della serie "Nero Wolfe" per la regia di Nino D'agata.

Il detective Nero Wolfe (interpretato dal bravissimo Vittorio Amandola) è alle prese questa volta con un delitto consumato durante una festa di Natale, durante la quale il suo fedele assistente Archie Goodwin dovrebbe dare l'annuncio del suo imminente matrimonio. Un misterioso Babbo Natale fugge dalla scena del crimine e sembrerebbe a prima vista essere l'assassino. Ma i colpi di scena si accavallano e all'interno della vicenda si scopre anche un lato sentimentale dell'impenetrabile Wolfe. Finale a sorpresa!

DA MERCOLEDI' a SABATO ore 21.30
DOMENICA ore 18.00

INTERO 22,00
RIDOTTO 18,00

Teatro Stabile del Giallo di Roma
Via al Sesto Miglio
78, 00189 Roma
TEL 06.33262799

http://www.stabiledelgiallo.com/Teatro_Stabile_del_Giallo_a_Roma___Chi_siamo.html
info@stabiledelgiallo.com

mercoledì 11 novembre 2009

Torna in scena “Ultima Stagione in Serie A” al Teatro Argot

























































Dopo il grande consenso di pubblico e il tutto esaurito della passata stagione dal 17 novembre al 6 dicembre 2009 la Azteca Produzioni Cinematografiche porterà nuovamente in scena al Teatro Argot “Ultima stagione in serie A”, pièce sul delicato tema della diversità repressa nel mondo del calcio firmata dal regista e autore Mauro Mandolini e splendidamente interpretata da Marco Bocci (reduce dal successo di Romanzo Criminale) e Fabrizio Sabatucci.
Il primo allestimento dello spettacolo risale al 1996 all’interno del Festival di Todi per la regia di Lorenzo Gioielli, con lo stesso Mandolini e Gianluca Ferrato, riscuotendo grande interesse e consenso della critica.
Oggi, a quasi dieci anni dall’ultima replica, la forza metaforica della storia è più che mai attuale perché, quando l’argomento “omosessualità” sfiora il mondo del calcio, subito si innalzano barricate in difesa della “virilità” dell’ambiente.
“Ultima stagione in serie A” racconta il mondo del calcio nel chiuso silenzio degli spogliatoi. I due protagonisti, Luigi detto Zio (Fabrizio Sabatucci), 36 anni, che dalla professione ha ottenuto una dignitosa carriera, soprattutto nelle serie inferiori, e Giancarlo, detto Zamora (Marco Bocci), 34 anni, portiere titolare e inamovibile fino alla domenica precedente (conclusasi con un sonoro 6-0 per l’Inter), in piena crisi professionale e familiare, si stanno cambiando dopo l’allenamento. Giocatori di serie A, ma né fuoriclasse, né famosi al grande pubblico, due atleti nella fase calante della loro carriera. Nella scarna, ma funzionale, scenografia (firmata da due figli d’arte, Valentina Fragasso, figlia di Claudio, e Oliver Montesano, figlio di Enrico) ubicata da una doccia e da una struttura in legno a gradoni, parlano, sognano, ricordano, soffrono, si prendono in giro, ridono. Amano. Ed è l’amore, descritto con profonda leggerezza, al centro di questa commedia ambientata in un mondo sbirciato da dietro la porta.
L’amore per il calcio e non solo..
Dopo le caratteristiche spacconate dei personaggi e del loro ambiente i due sportivi compagni di squadra riescono a raccontarsi, attraverso il linguaggio della confidenza a muscoli rilassati, le segrete pieghe dell’animo, i fallimenti e addirittura le più nascoste tendenze, quelle di un sesso proteso al proprio simile, dove prevale il desiderio della tenerezza e l’esigenza della fuga dalla solitudine e da rapporti eterosessuali vissuti come superficialità e routine. Quindi la scoperta graduale di sentimenti insospettati. Le emozioni che si creano travalicano il tempo e toccano il cuore, perché i due protagonisti, prima che calciatori, sono uomini.
Questa storia è una salutare doccia fredda sul mondo dei calciatori che spacca i luoghi comuni e smaschera l’arretratezza e l’ipocrisia di uno sport, quello del calcio, che ha paura di un amore diverso, nel quale l’omosessualità viene ancora concepita come una colpa, una condanna senz’appello. Nei personaggi di Zio e Zamora troveremo molte delle nostre speranze, le gioie, le delusioni. Soprattutto il coraggio. Perché ci vuole molto coraggio per giocare l’ultima stagione in serie A. Le Musiche originali sono di Devis Eskaloska Anibaldi e di Danilo Stazi.


Spettacolo dal martedì al sabato h. 20.45 – domenica h. 18.45
Info: Teatro Argot – Via Natale del Grande, 27 - tel 06 5898111


Ufficio stampa:
Donatella Gimigliano per la Bix Promotion sas
Tel. 06 37351382 – 9989 e-mail: d.gimigliano@bixpromotion.it
cell. 328 7310171 – 339 1189274

sabato 7 novembre 2009

“UNA REALE FINZIONE” Opera prima di Silvana Iaccarino

Il mistero dei rapporti umani, il gioco fra casualità e destino, l’ambiguo rapporto tra realtà e finzione: sono questi i temi toccati con garbo e capacità espressiva dal romanzo “Una reale finzione”, opera prima di Silvana Iaccarino, una giovane autrice nata a Napoli ma che da anni vive e lavora a Roma. Il romanzo, pubblicato da L’Autore Libri di Firenze, ha un sottotitolo esplicativo: “L’amore vince sul dolore”.
Ambientato in una cittadina dell’alta provincia laziale, ha come protagonisti due giovani, Tony e Vittoria: lui è attratto da lei, ma lei non sembra volerne sapere, almeno all’inizio. Finché la necessità di scoraggiare un corteggiatore troppo assiduo della ragazza, li convince a mettere in scena il loro “fidanzamento”.
E’ l’inizio di un percorso umano e sentimentale ricco di sorprese e retroscena…
“Ho iniziato a scrivere per il semplice piacere di farlo – ci dice Silvana Iaccarino - e confesso che è stato più facile di quanto immaginassi. Come sempre accade in questi casi, almeno credo, la storia è venuta fuori di getto, una storia di pura fantasia… elaborata decine di volte nella mia mente ma che doveva trarre spunti dalla realtà, dalla vita quotidiana… dalle gioie e dai dolori che ognuno di noi ogni giorno vive e prova”.
La città d’ambientazione non è mai citata in modo esplicito, ma dal romanzo emerge molto chiaramente l’attaccamento della protagonista, Vittoria, a questo luogo: “forse perché lo conosce attraverso gli occhi della nonna – spiega l’autrice - come si presentava settant’anni prima… e questo è il primo dei messaggi che vorrei condividere con i lettori: il recupero dei nonni. I giovani, a cui principalmente è rivolto questo romanzo, solitamente sono in conflitto con le generazioni precedenti, ma possono riconquistare questo rapporto acquisendolo come un valore”.
“Una reale finzione” parla di giovani, appunto, mettendone in evidenza la profonda fragilità emotiva e, al tempo stesso, la voglia di riscatto, l’ansia di felicità. “Tony e Vittoria infatti, - continua l’autrice - pur appartenenti ad ambienti diversi, trovano nel dolore e nella sofferenza che hanno vissuto da bambini ciò che riesce ad accomunare ed unire le loro anime. Seppur la storia è tutta focalizzata a partire dal loro primo incontro, la loro infanzia è sempre presente nei loro racconti. Lui rimane orfano a sette anni, lei invece cresce stando a stretto contatto con la depressione che ha colpito la madre. Lo zio paterno e la moglie diventeranno la famiglia che accoglierà Tony mentre l’unico punto fermo nella vita di Vittoria sarà rappresentato dalla nonna… e questo è un altro dei messaggi presenti nel libro che vorrei condividere con i lettori: il riscatto della famiglia. Anch’essa intesa come valore, e non solo la famiglia d’origine ma come nucleo di appartenenza, fatta quindi di genitori, ma anche di zii, parenti e ovviamente di nonni”.
Dal dolore all’amore, dunque, dalla sofferenza alla speranza: “sì, è la speranza il messaggio principale, in cui tutti dobbiamo confidare… i due personaggi principali alla fine saranno uniti proprio da questo… dalla speranza”.

Gianni Maritati

domenica 1 novembre 2009